Questo sito utilizza cookie tecnici, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.

AGGIORNAMENTO DOCENTI

Questioni di scelte

Lo scopo di queste righe è solo quello di suscitare delle riflessioni su aspetti che riguardano quotidianamente il lavoro del docente e che obbligano ognuno di noi a fare delle scelte cui non possiamo sottrarci.
Cominciamo questa rubrica periodica, aperta al contributo di tutti i docenti, proponendo delle riflessioni sulle metodologie didattiche.

L'ALTRA SCUOLA......
SPUNTI DI RIFLESSIONE PER DOCENTI CHE HANNO ..... FRETTA

a cura del
Prof. Marco Starace
Docente di Scienze Motorie e Sportive
presso l'IIS Via Sarandì di Roma

L'oggetto dell'educazione non è dare all'allievo una quantità

sempre maggiore di conoscenze, ma è "costituire in lui

uno stato interiore profondo, una sorta di polarità dell'anima

che l'orienti in un senso definito, non solamente

durante l'infanzia, ma per tutta la vita

Durckheim E.

 


"SVOLGERE L'ALUNNO" PIUTTOSTO CHE IL PROGRAMMA

Potremmo anche titolare quest'articolo: "Dimmi che metodo usi e ti dirò chi sei".....
Gli spunti di riflessione che toccheremo in questo breve articolo sono molteplici e forse sarà opportuno fare fin da subito un po' di chiarezza, soprattutto terminologica, anche perché in campo metodologico-didattico i termini che usiamo dovrebbero avere un preciso significato.
Spesso risalire all'etimologia di un termine ci chiarisce in modo profondo quale significato attribuirgli. Abbiamo tanta voglia di novità, di cambiamento, ma uno sguardo alle origini è sempre doveroso. Proviamo un po' di brainstorming in questo senso.....


 

       

   
   

Soffermiamoci su due termini: Apprendere e studiare.
Studiare ed apprendere: sono parole interessanti. Così simili ma anche così diverse.

Studiare significa qualcosa come "applicare il proprio ingegno per imparare qualcosa col sussidio di libri, di maestri, di esercizi e simili", oppure "riferito al proprio comportamento, controllare con molta attenzione o anche con troppa ricercatezza". La cosa però interessante è che i sinonimi di "studiare" suonano come: concretizzare, attuare, realizzare, eseguire, mettere in pratica...

Apprendere, invece, afferrare, prendere, impossessarsi. Afferrare con la mente. E ancora, conquistare, digerire, predicare... ruota intorno al francese apprendre, il learning inglese ( get to know ) e amaestrado e aprender spagnolo. Il contrario, molto più direttamente, suona come ignorare, disimparare, disassuefarsi ( sì, apprendere e imparare sono gesti assuefacenti, una droga ... ).

Nella parola apprendere si può intuire anche il piacere che ne deriva o, semplicemente, il piacere di fare qualcosa che ci intriga e che, quindi, ci fa apprendere...
Si studia la tabellina, ma si apprende a fare i calcoli. Si studia la forma della bici, ma si impara, si apprende ad andare in bicicletta. Si studia la grammatica, ma si impara\apprende a comunicare in un'altra lingua.

Apprendimento-insegnamento. La centralità dell'apprendimento non riduce l'importanza dell'insegnamento, anzi l'aumenta molto, perché richiede agli insegnanti una didattica più efficace e impegnativa a livello psicopedagogico, relazionale e comunicativo, oltre che epistemologico.

Insegnare ( segnare dentro nel cuore, nell'animo degli alunni, nutrirli... ) ad alunni con tipologie diverse di difficoltà è un aspetto del saper insegnare. E, mi piace sottolineare, siamo tutti diversamente abili.
Concludendo, quindi, questo preambolo, potremmo condividere con U. Margiotta che la qualità dell'insegnante è un atteggiamento che ingloba più aspetti.... "un insieme di qualità piuttosto che di elementi comportamentali misurabili disgiunti l'uno dall'altro, da acquisire in modo indipendente tra loro. È la loro combinazione, lungo queste dimensioni di qualità, a costituire il carattere distintivo del Docente Esperto".
Ciò di cui noi abbiamo bisogno sono delle buone prassi didattiche, di mezzi che, come diceva Maria Montessori, "possono rendersi adatti alle capacità di ciascuno".
Quindi occorre conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di organizzare la classe ... E conoscere i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli, modificarli, curvarli per "renderli adatti alle capacità di ciascuno".

I tool box degli insegnanti

 


 

Gli insegnanti e gli educatori hanno a disposizione una molteplicità di metodi didattici che vanno intesi un po' come gli attrezzi "tool box" del proprio repertorio professionale tra i quali scegliere. La varietà dei metodi di insegnamento viene spesso riportata a tentativi di classificazione, che forniscono un repertorio organizzato entro il quale operare le proprie scelte.
Le metodologie sono una risorsa intangibile ed in grande evoluzione, fortemente condizionata dalla relazione tra docente/studente/gruppo/contesto.
Distinguendo i due termini, una metodologia è un insieme di approcci filosofici adottati per stimolare l'apprendimento, un metodo è invece un modo specifico di implementare un'attività di apprendimento.
È semplice reperire e raccogliere un'ampia varietà di strategie didattiche, ma la questione chiave non è conoscerle, quanto sapere perché il docente/l'educatore andrà ad utilizzarne una anziché un'altra. Prendiamo in considerazione i criteri per selezionare una strategia appropriata:
Quali sono gli obiettivi della nostra pratica educativa?
Quali sono le nostre convinzioni sull'insegnamento e l'apprendimento?
Quali sono i reali bisogni dei nostri ragazzi in uno specifico ambiente formativo?

Ma in che rapporto sono strategie, metodi e tecniche?

  • LE STRATEGIE riguardano l'orientamento complessivo che l'insegnante assume in quanto facilitatore dei processi di apprendimento. Le strategie sono essenzialmente due: strategia espositiva e strategia euristica. La differenza fondamentale riguarda la diversa focalizzazione che guida l'azione dell'insegnante nella scelta della strategia: privilegia il ricorso alla strategia espositiva quando il centro della sua attenzione è posto sugli aspetti contenutistici dell'insegnamento; privilegia la strategia di tipo euristico quando l'attenzione è invece centrata sui modi di apprendere dell'alunno. Il primo approccio si presta maggiormente alla trasmissione di contenuti, ma questo può avvenire anche in forma coinvolgente, non necessariamente di trasmissione passiva. La strategia di tipo euristico, al contrario, è più funzionale alla partecipazione degli alunni, al loro coinvolgimento. Il primo approccio garantisce maggiormente la sistematicità dell'insegnamento, il secondo prevede una maggior negoziazione con gli alunni, può essere meno sistematico ( e quindi può portare a trascurare qualche contenuto ), ma risulta significativo anche dal punto di vista cognitivo, perché impegna attivamente gli alunni.
  • I METODI riguardano l'insieme di procedure che l'insegnante attiva nella realizzazione delle singole unità didattiche che ha progettato. I metodi di insegnamento sono molteplici, ma possiamo farli rientrare nell'una o nell'altra delle strategie che abbiamo richiamato, anche se si tratta pur sempre di una classificazione di massima, che non va interpretata con rigidità.
  • LE TECNICHE riguardano gli aspetti specifici, finalizzati alla realizzazione di particolari momenti dell'azione didattica, richiesti dal progetto che si sta realizzando e collocati all'interno del metodo che si sta utilizzando. Le tecniche didattiche rappresentano l'aspetto più tattico dell'azione didattica, non sono esclusive di un metodo piuttosto che di un altro, e meno che mai di una strategia. Il role-play o simulazione di ruoli, il cooperative learning ( apprendimento cooperativo ), il peer-tutoring o tutoraggio tra pari, il mentoring una guida che aiuta il giovane nel passaggio alla vita adulta, il learning-by-doing o imparare facendo, l'experimental learning, ossia l'apprendimento esperenziale ( e.g. outdoor training ), le comunità di apprendimento, i corners, imparare usando gli "angoli", la webquest, attività di ricerca, analisi e risoluzione di problemi attraverso l'uso di internet, le tecniche ludiche come i giochi tra pari, sono alcune delle tecniche a disposizione degli insegnanti per incoraggiare i propri ragazzi e motivarli alla partecipazione.

Individuali, di gruppo, all'aperto, a distanza, creative, utilizzate per rispondere ai diversi stili di apprendimento sia dei giovani in formazione di base sia degli adulti, riportiamo un elenco, di massima, delle metodologie didattiche, rinnovate periodicamente anche sulla base delle novità in campo scientifico e pedagogico.


 

 

 

 

 

 

 

Apprendimento cooperativo: metodologia di insegnamento attraverso la quale gli studenti apprendono in piccoli gruppi, aiutandosi reciprocamente e sentendosi corresponsabili del reciproco percorso.
Apprendistato cognitivo: si basa sulla realizzazione di un’integrazione tra i caratteri della scuola formale e dell’apprendistato ponendo maggiore attenzione alla dimensione metacognitiva.
Approcci metacognitivi: permette di approfondire i pensieri, e di conoscere e dirigere i processi di apprendimento rendendo le persone consapevoli del modo in cui affrontano i compiti cognitivi.
Brain-storming: letteralmente “tempesta di cervelli“; metodologia che consente di far emergere molte idee anche insolite nei membri del gruppo che vengono poi analizzate.
Business Game/Simulimpresa: apprendimento attraverso la simulazione di attività di marketing per rafforzare le capacità decisionali, gestionali e sviluppare l’attitudine al lavoro in team negli allievi.
Circle time : Letteralmente “tempo del cerchio”. È considerata una delle metodologie più efficaci nell’educazione socio-affettiva. I partecipanti si dispongono in cerchio con un conduttore che ha il ruolo di sollecitare e coordinare il dibattito entro un termine temporale prefissato. La successione degli interventi secondo l ordine del cerchio va rigorosamente rispettata. Il conduttore assume il ruolo di interlocutore privilegiato nel porre domande o nel fornire risposte.
Compito di apprendimento – Didattica Laboratoriale: si concretizza in 5 operazioni: a) data una situazione problematica, riconoscere il problema e definirlo; b) individuare gli strumenti formativi per l’analisi e la sistemazione dei dati; c) applicare correttamente gli strumenti di socializzazione più funzionali; d) scegliere uno strumento logico per la costruzione consapevole della conoscenza; e) proporre il debriefing per la metacognizione e l’autovalutazione
Debriefing: Il debriefing consiste in una riflessione autocritica di ciò che si è fatto ed appreso relativamente ad un determinato argomento. Si rivolgono agli alunni le seguenti domande: Cosa hai imparato? Come hai imparato? Quando hai imparato? Che voto daresti a questa attività? E perché? ( Valutazione da 1 a 10 ). La risposta alla prima domanda manifesta il sapere acquisito in senso di concetti. La seconda comunica la qualità delle competenze raggiunte. Dalla terza domanda emergono, invece, risposte rivelatrici dei differenti stili di apprendimento presenti fra gli alunni, in quanto ciascuno di essi indica normalmente diversi momenti e attività: ciò risulta assai utile all’insegnante per mettere in gioco ogni volta differenti tipologie di lavoro, in modo da coinvolgere sempre l intera classe. L’ultima domanda, infine, manifesta l’indice di gradimento verso l attività svolta e le sue motivazioni.
E-learning e Formazione a Distanza ( FAD ): teledidattica è un settore applicativo della tecnologia informatica per distribuire on-line contenuti didattici multimediali.
Esercitazioni individuali: metodologia finalizzata a rinforzare e stabilizzare le nozioni trasmesse durante la lezione con lo scopo di addestrare ad applicare le nozioni teoriche alla realtà concreta risolvendo problemi e trovando soluzioni efficaci. Le esercitazioni individuali richiedono al partecipante una concentrazione ed uno studio singolo che li porti a riflettere sulle possibili soluzioni ad un determinato problema. Sono un momento di importante lettura individuale del contesto, del compito e del “mandato” che gli viene assegnato.
Flipped learning – Didattica capovolta: gli allievi studiano a casa i video delle lezioni per apprendere in anticipo i contenuti dei corsi. Poi in classe svolgono, in piccoli gruppi di cooperative learning, quelli che sarebbero stati i compiti per casa.
Gioco di ruolo/Role playing: gioco di ruolo in cui gli allievi devono immedesimarsi in ruoli diversi e ipotizzare soluzioni. Si può applicare a conclusione di un’attività o di una U.A.
Interdisciplinarietà: È una metodologia didattica che consiste nell’esaminare la realtà nelle interrelazioni di tutti i suoi elementi, superando in tal modo la tradizionale visione settorializzata delle discipline. Ad esempio, l’analisi di un ambiente storico-sociale viene effettuata coinvolgendo in modo interattivo e dinamico più discipline, come la storia, la geografia e gli studi sociali in modo tale da favorire nell’alunno una conoscenza globale più ampia e profonda e, perciò, più significativa.  
Istruzione programmata: metodo di formazione in cui il partecipante ha un elevato grado di autonomia su un piano formativo prestabilito per aumentare le proprie conoscenze e competenze; gli obiettivi sono: agevolare nel partecipante una maggiore autonomia nel processo di apprendimento e specializzazione, utilizzare una forma di apprendimento flessibile, qualificare e riqualificare i partecipanti.
Lavoro di gruppo: È una metodologia organizzativa fondamentale per la crescita umana e la socializzazione degli alunni. A seconda dell’attività da svolgere, il docente può formare lui stesso i gruppi che potranno essere di livello, di compito, elettivi, misti, oppure lasciare liberi i ragazzi di unirsi liberamente in gruppo.
Learning by doing: apprendimento attraverso il fare, l’operare, le azioni; simulazioni in cui il corsista persegue un obiettivo professionale concreto mettendo in gioco le conoscenze pregresse, integrando le nuove conoscenze.
Lezione frontale: metodologia da privilegiare quando la finalità del momento formativo è costituita dalla trasmissione di concetti, informazioni e schemi interpretativi. Le lezioni frontali in aula possono essere impiegate per l’acquisizione delle conoscenze teoriche mediante uno stile di apprendimento basato su modelli. Sono quindi in generale uno strumento suggerito nei casi in cui i partecipanti all’attività formativa siano sprovvisti di elementi conoscitivi rispetto al contenuto trattato.
Mastery learning: È un insegnamento individualizzato, che basa il suo nucleo concettuale sulla teoria di Bloom e Carrol: se si offre a ciascuno il tempo di apprendimento che gli è necessario, sarà possibile per ogni alunno raggiungere la padronanza negli obiettivi proposti.
Metodo euristico: L’euristica è l’arte della ricerca, cioè quella parte della scienza che si occupa di scoprire i fatti, ciò che succede. In pedagogia, il metodo euristico è anche conosciuto come il metodo della scoperta e consiste nel condurre gradualmente l alunno a scoprire da solo ciò che si desidera egli conosca mediante un costante ed attivo suo coinvolgimento nei percorsi di ricerca e d interpretazione. Così operando, l’alunno padroneggia le conoscenze acquisite ed è in grado di utilizzarle per le successive fasi di apprendimento.
Metodo sperimentale: Questo metodo introdotto dallo scienziato Galileo Galilei si fonda su alcuni punti fondamentali: 1. l’osservazione accurata di un fenomeno; 2. la formulazione di una ipotesi ( cioè di una spiegazione ragionevole da verificare ); 3. la verifica della validità dell’ipotesi con uno o più esperimenti ( o con altre osservazioni ); 4. la conclusione ( se i risultati confermano l’ipotesi fatta, essa si trasforma in una tesi ).
Outdoor Training: attività all’aperto; metodologia per sviluppare nei gruppi in apprendimento l’attitudine necessaria a lavorare in modo strategico coinvolgendo gli allievi in un ambiente e in situazioni diverse da quelle quotidiane, costringendoli a pensare e ad agire fuori dai normali schemi mentali e comportamentali.
Problem networking o Schiumaggio: Questa tecnica consiste nell’individuare i dati utili per l’impostazione del problema scartando quelli sovrabbondanti.
Problem posing: La strategia del problem posing si attua quando, dopo aver specificato la priorità di un oggetto, si procede a negarla una alla volta, utilizzando, e se….. che cosa succederebbe? Attraverso la negazione di un dato certo si instaura un processo di rielaborazione creativa di soluzione a problemi.
Problem setting o Problem finding: Tecnica che ci permette di far fronte a una situazione problematica confusa, di definire qual è il problema da affrontare, rispondendo alla domanda :- Che cosa mi si chiede di fare?- In pratica si tratta di ragionare sulle priorità in cui vanno inseriti i dati del problema. Si tratta di saper scegliere i dati da utilizzare e quelli da scartare. Le fasi di questa analisi sono: 1. identificazione di tutti i problemi; 2. raccolta di informazioni sui problemi; 3. scelta del problema.
Project Work: è un progetto professionale realizzato dai corsisti al termine di una esperienza di lavoro finalizzato a consolidare competenze integrate di management e favorire l’imprenditorialità.
Ricerca-azione: È un metodo per costruire la conoscenza partendo da un problema. La caratteristica della R/A sta nel fatto che tutti sono in ricerca, ossia i docenti ed i discenti. Il sapere nasce dalla ricerca, non c’è prima un sapere e poi una sua applicazione, ma si agisce, si riflette sull’azione e si formalizza. Le fasi della ricerca-azione sono: 1. condizioni ( azzeramento delle difficoltà di contenuto, formulazione della consegna, non inquinamento della prova ); 2. socializzazione ( TA.CO.CA. ) 3. organizzazione della conoscenza ( grafici e tabelle ); 4. sistemazione delle conoscenze ( tabelle ); 5. costruzione delle conoscenze ( testo scritto ).
Soluzione di problemi reali/ Problem solving: metodologia che consente di analizzare, affrontare e cercare di risolvere positivamente situazioni problematiche. Il problem solving è sempre preceduto dalla fase di problem posing, quella cioè in cui l’alunno è chiamato a individuare chiaramente i termini della situazione problematica per poi passare all’attuazione di una strategia risolutiva. Le fasi dell’analisi sono: 1. definizione del problema; 2. raccolta delle informazioni; 3. identificazione delle cause più probabili; 4. formulazioni di cause possibili; 5. sviluppo operativo dell’analisi; 6. controllo dei risultati.
Studi di caso: metodologia che consiste nella presentazione ai partecipanti al corso di una situazione aziendale concreta che richiede una diagnosi delle cause, un’analisi degli elementi rilevanti o la presa delle decisioni più idonee e coerenti con la situazione.
Testi guida: si tratta di un programma di lavoro dettato da un susseguirsi di passi obbligati. Gli allievi elaborano in maniera autonoma, da soli, con dei partner, oppure nell’ambito di un gruppo, il programma di lavoro. Il testo guida sostituisce in pratica le indicazioni di carattere organizzativo fornite dall’insegnante. L’insegnante assume invece il ruolo di consulente che accompagna gli allievi nel loro processo di apprendimento.
Apprendere in gruppo si rileva molto efficace non solo sul piano cognitivo, ma anche per quanto riguarda l’attivazione dei positivi processi socio-relazionali; ciascun componente, infatti, accresce la propria autostima, si responsabilizza nei processi di apprendimento, cresce nelle abilità sociali, imparando a cooperare per il conseguimento di un obiettivo comune.
 
 
Metodologia finalizzata a migliorare la creatività, il lavoro in team e al rafforzamento delle potenzalità del gruppo.
 
Il circle time facilita e sviluppa la comunicazione circolare, favorisce la conoscenza di sé, promuove la libera e attiva espressione delle idee, delle opinioni, dei sentimenti e dei vissuti personali e, infine, crea un clima di serenità e di condivisione facilitante la costituzione di qualsiasi nuovo gruppo di lavoro o preliminare a qualunque successiva attività.
Metodologia didattica che non si limita alla sola trasmissione di conoscenze e abilità disciplinari, ma tende alla formazione integrale della persona, sviluppando competenze ( trasversali e disciplinari ) attraverso l’utilizzo di una didattica laboratoriale. Pone il ragazzo al centro dell’azione didattica, richiedendo la sua partecipazione attiva, in modo individuale o in gruppo, e consente la personalizzazione dell’apprendimento. Richiede una continua attenzione ai processi di apprendimento dei ragazzi e una notevole flessibilità per riadattare il percorso in itinere in base alle risposte degli allievi e alle opportunità di approfondimento e/o ampliamento che si potrebbero presentare.
 
 
 
L’insegnante valuta continuamente il lavoro dei singoli e dei gruppi, premia la creatività più che l’apprendimento mnemonico, evita l’isolamento degli alunni demotivati o meno capaci e valorizza le capacità delle eccellenze: in una parola, personalizza l’apprendimento.
Finalizzato a potenziare la creatività individuale. L’aspetto più importante è dimostrare di possedere punti di vista diversi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Obiettivi: trovare la soluzione e rendere disponibile una descrizione dettagliata del problema e del metodo per risolverlo.
 
 

Questione di scelta

Nelle metodologie centrate sul docente, l'insegnante si assume la responsabilità dei contenuti, di ciò che è appreso, di come e di quando e se saranno appresi i contenuti. In queste metodologie, lo studente ha scarse opportunità di influenzare i contenuti o contribuire alla lezione. È soggetto passivo. È pertanto un metodo d'insegnamento diretto che offre agli studenti poche opportunità di influenzare i processi di apprendimento.
La maggior parte dei metodi di insegnamento, in riferimento alle metodologie centrate sullo studente, richiedono invece un impegno profondo all'insegnante e sono spesso erroneamente interpretati da alcuni come opzioni facili. Al contrario, viene richiesta sempre una preparazione molto intensa rispetto all'insegnamento tradizionale, ovvero al metodo centrato sull'insegnante che consente di essere a proprio agio e di avere il controllo assoluto sugli studenti e sulla responsabilità dei contenuti di cosa deve essere appreso, come e quando sarà appreso e se può essere appreso. Con una metodologia centrata sul discente, gli studenti iniziano invece ad essere consapevoli del proprio apprendimento e sono stimolati nello sperimentare e sviluppare una propria concezione di vita.

Metodo e Curricolo

Se il metodo può riguardare la didattica di un segmento di una disciplina, il curricolo presuppone un programma articolato che può includere anche più metodi. Esiste un'interdipendenza tra questi livelli: nella definizione di metodo devono essere indicate le tecniche, e nella stesura del curricolo è necessario specificare le metodologie, i metodi da utilizzare come riferimento nello svolgimento delle attività didattiche.
La scelta di una metodologia e i relativi metodi, sono decisioni che devono essere prese nel contesto più generale della pianificazione del corso nel quale vi è una interdipendenza tra ogni livello.

 

 

 


 

Circolarità della programmazione

 Lo sviluppo di una metodologia comporta il riferimento a una o più tecniche, mentre la tecnica può essere utilizzata singolarmente senza fare riferimenti a specifici metodi. Se il metodo può riguardare la didattica di un segmento di una disciplina, il curricolo presuppone un programma articolato che può includere anche più metodi. Esiste, ribadiamo, un'interdipendenza tra questi livelli: nella definizione di metodo devono essere indicate le tecniche, e nella stesura del curricolo è necessario specificare le metodologie, i metodi da utilizzare come riferimento nello svolgimento delle attività didattiche. La progettazione è quindi un processo circolare a spirale, poiché nel caso i risultati non siano raggiunti, si deve ritornare all'inizio ridefinendo degli obiettivi consoni agli studenti considerati e rivedere tutto il processo.

ALCUNI CRITERI UTILI PER LA SCELTA DEI METODI DIDATTICI

  • Devono essere adeguati all'età degli allievi

  • Devono essere congruenti con gli obiettivi perseguiti
  • 
Devono essere adeguati ai vari momenti della lezione didattica
  • 
Devono suscitare le emozioni e le motivazioni degli allievi

  • Devono contribuire ad integrare nuove conoscenze e competenze con quelle già possedute dagli allievi

  • Devono favorire l'azione creativa ed interpretativa degli allievi

  • Devono promuovere e stimolare competenze di tipo trasferibile

  • Devono contribuire alla costruzione del senso di autostima degli allievi
  • 
Devono essere usati dall'insegnante senza mai perdere di vista la centralità degli allievi e dei loro personali percorsi e ritmi di sviluppo e di apprendimento

  • Devono essere padroneggiati dall'insegnante con estrema flessibilità

    COMPONENTI DEL METODO

    A) TIPO E QUALITÀ DELLA COMUNICAZIONE

    ( atteggiamento; gestualità; tipo di linguaggio; gestione della voce; relazione con gli allievi = incoraggiamento )

    B) TIPO E QUALITÀ DELLA RELAZIONE CHE L'INSEGNANTE STIMOLA FRA GLI ALLIEVI

    ( = clima socio-emotivo congruente )

    C) TIPO E QUALITÀ DI APPRENDIMENTO UTILIZZATO

    ( = situazioni di attività destrutturate, semistrutturate, strutturate )

    D) SCELTA DEI CONTENUTI E DEGLI STRUMENTI

    ( = attività, esercizi, etc. )

    E) SCELTA DEGLI OBIETTIVI TRASVERSALI

    ( abilità e capacità di carattere cognitivo o relazionale )

    LA SCELTA DI UN METODO DIDATTICO SI PUÒ DEFINIRE IDONEA QUANDO ESSO È:

    · congruente sul piano della relazione

    · efficace sul piano della comunicazione

    · adeguato sul piano dell'attività proposta
    · usato dall'insegnante senza mai perdere di vista la centralità degli alunni e dei loro personali percorsi di sviluppo e di apprendimento



    Il dubbio

    Come abbiamo visto, le metodologie didattiche sono molteplici. Ci sarebbe da chiedersi se sono tutte valide o se, alcune volte, rispondano più a delle mode che ad un approccio scientifico. Ma tant'è. Una cosa è certa: sono come una moneta, presentano due facce, dei pro e dei contro.
    È risaputo, poi, che non c'è apprendimento senza motivazione, ed oggi motivare gli alunni è cosa sempre più ardua. Ma allora viene da chiedersi: è sufficiente mettere a punto nuove tecniche di insegnamento per raggiungere l'agognato obiettivo di coinvolgere un/una ragazzo/a nel proprio processo formativo oppure bisognerebbe, anche e piuttosto, puntare l'attenzione su chi tali tecniche le deve mettere in atto in un'aula scolastica?
    Si è sempre parlato di arte dell'insegnare.
    Ogni insegnante è un facilitatore dell'apprendimento, ma è anche un mediatore culturale ed, in quanto tale, libero di scegliere uno o più metodologie didattiche, perché personalmente non credo esista un metodo unico ed infallibile.
    Non esiste un metodo migliore di altri.
    La conoscenza, l'utilizzo e l'interazione dei metodi sono alla base dell'insegnamento
    Non bisognerà confondere i mezzi con i fini: se il fine è la cultura e non il nozionismo, inteso come mero apprendimento di informazioni, questa passa attraverso gli uomini che usano i mezzi.
    Oggi viviamo in un mondo complesso e vorticoso, attraverso computer, internet, televisione, apprendiamo per immagini. L'insegnante, la scuola, attraverso le nuove tecnologie, devono offrire la giusta pista di elaborazione di queste informazioni. Non si parla, quindi, di nozionismo o di innovazione, ma semplicemente – e vi sembra poco? – di qualità dell'insegnamento.
    In definitiva, le metodologie didattiche dovrebbero essere più conosciute e più apprezzate da docenti e alunni, ma non facciamo l'errore di credere che l'apprendimento sarebbe più interessante e che gli alunni sarebbero tutti preparati se nelle scuole, da domani, si usasse un metodo diverso dalla lezione frontale.
    Il coinvolgimento e l'interesse dipendono dal professore, da quella figura indispensabile, ma spesso fallimentare, che ha il gravoso compito di "passare" la cultura ad altre menti perché, se non dipendesse da quell'uomo "seduto dietro la cattedra", potremmo tutti rintanarci dietro un pc e imparare tutto on-line o attraverso un corso per corrispondenza.
    Non dimentichiamo che l'insegnante – il prof. - è colui che segna dentro, ben diverso dal docente, che impartisce le sue lezioni e potrebbe, e purtroppo questo accade, farlo asetticamente.
    L'empatia insegnante-classe-alunno-disciplina è un processo a cascata che diventa un generatore di corrente per lo sviluppo futuro dei singoli finendo per creare quel clima di classe magico e quell'aureo rispetto che si ha nei confronti di un maestro di vita. L'insegnante è il testimone della cultura, è il testimone della coerenza, dello stile, è appunto colui che ti segna dentro di cui tu, sia il migliore della classe o il più deriso, il meno impegnato, sei obbligato a riconoscerne l'autorevolezza e l'indispensabilità. E, per certe realtà geografiche o sociali e per alcuni alunni diversamente abili, non bisogna dimenticare che per molti è ancora l'unica opportunità di apertura.
    Mi si permetta di concludere con un paragone.
    Ad ognuno di noi, credo, piace mangiare bene. Cosa spinge ognuno di noi a ritornare a mangiare in un determinato ristorante? Sicuramente il cibo appetitoso, ben cucinato. Il docente è un po' come il cuoco di un ristorante in cui ritornare se si è mangiato bene: è il cuoco che rende famoso il ristorante. È colui che sceglie gli ingredienti da cucinare con attenzione, poi li dosa con cura e li cucina con amore e competenza, li predispone con maestria sul piatto ed infine li fa servire in tavola ai commensali ( alunni... ). Ma non avevamo cominciato quest'articolo con le varie etimologie, fra cui quella della parola alumnus: nutrire, far crescere....?

Allora: buona cucina a tutti!

 

 

 


 

  • L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile: prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione (Oscar Wilde )
  • Ciò che il maestro fa è poca cosa, ciò che fa fare è tutto ( Dupanloup )
  • Aiutami a fare da solo ( Montessori )
  • Quidquid recìpitur admodum recipientis recìpitur ( Qualunque cosa venga recepita, al modo di chi la riceve viene recepita )
  • Il cammino si farà camminando ( A. Machado )
  • Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo
  • "Faccio"= agisco, anche e soprattutto come attività e processi cognitivi ed espressivi ) ( con parola cannocchiale: agis-co-gito! )
  • ...Ma il problema non è solo "che tagli fare" nei programmi, quanto anche e soprattutto "che taglio dare" all'insegnamento ( Jean Charles )
  • Apprendimento: È come un attaccapanni: se non si trova il gancio a cui appendere il cappotto, questo cade a terra...( J.Bruner )
  • Si dovrebbero insegnare i principi di strategia che permettano di affrontare i rischi, l'inatteso e l'incerto, e di modificarne l'evoluzione grazie alle informazioni acquisite nel corso dell'azione. Bisogna apprendere a navigare in un oceano d'incertezze attraverso arcipelaghi di certezza (E. Morin )
  • Quelli che si innamorano di pratica senza scienza, sono come i nocchieri ch'entran in navilio senza timone o bussola, che mai han certezza dove si vada ( Leonardo da Vinci )



    Bruegel il Vecchio (1525/1530-1569)

    L'asino a scuola

    È inutile che l'asino vada a scuola; egli è un asino, non sarà mai un cavallo