Questioni di scelte
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- Pubblicato: 15 Gennaio 2016
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Lo scopo di queste righe è solo quello di suscitare delle riflessioni su aspetti che riguardano quotidianamente il lavoro del docente e che obbligano ognuno di noi a fare delle scelte cui non possiamo sottrarci.
Cominciamo questa rubrica periodica, aperta al contributo di tutti i docenti, proponendo delle riflessioni sulle metodologie didattiche.
L'ALTRA SCUOLA......
SPUNTI DI RIFLESSIONE PER DOCENTI CHE HANNO ..... FRETTA
a cura del
Prof. Marco Starace
Docente di Scienze Motorie e Sportive
presso l'IIS Via Sarandì di Roma
L'oggetto dell'educazione non è dare all'allievo una quantità
sempre maggiore di conoscenze, ma è "costituire in lui
uno stato interiore profondo, una sorta di polarità dell'anima
che l'orienti in un senso definito, non solamente
durante l'infanzia, ma per tutta la vita
Durckheim E.
"SVOLGERE L'ALUNNO" PIUTTOSTO CHE IL PROGRAMMA
Potremmo anche titolare quest'articolo: "Dimmi che metodo usi e ti dirò chi sei".....
Gli spunti di riflessione che toccheremo in questo breve articolo sono molteplici e forse sarà opportuno fare fin da subito un po' di chiarezza, soprattutto terminologica, anche perché in campo metodologico-didattico i termini che usiamo dovrebbero avere un preciso significato.
Spesso risalire all'etimologia di un termine ci chiarisce in modo profondo quale significato attribuirgli. Abbiamo tanta voglia di novità, di cambiamento, ma uno sguardo alle origini è sempre doveroso. Proviamo un po' di brainstorming in questo senso.....
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Soffermiamoci su due termini: Apprendere e studiare.
Studiare ed apprendere: sono parole interessanti. Così simili ma anche così diverse.
Studiare significa qualcosa come "applicare il proprio ingegno per imparare qualcosa col sussidio di libri, di maestri, di esercizi e simili", oppure "riferito al proprio comportamento, controllare con molta attenzione o anche con troppa ricercatezza". La cosa però interessante è che i sinonimi di "studiare" suonano come: concretizzare, attuare, realizzare, eseguire, mettere in pratica...
Apprendere, invece, afferrare, prendere, impossessarsi. Afferrare con la mente. E ancora, conquistare, digerire, predicare... ruota intorno al francese apprendre, il learning inglese ( get to know ) e amaestrado e aprender spagnolo. Il contrario, molto più direttamente, suona come ignorare, disimparare, disassuefarsi ( sì, apprendere e imparare sono gesti assuefacenti, una droga ... ).
Nella parola apprendere si può intuire anche il piacere che ne deriva o, semplicemente, il piacere di fare qualcosa che ci intriga e che, quindi, ci fa apprendere...
Si studia la tabellina, ma si apprende a fare i calcoli. Si studia la forma della bici, ma si impara, si apprende ad andare in bicicletta. Si studia la grammatica, ma si impara\apprende a comunicare in un'altra lingua.
Apprendimento-insegnamento. La centralità dell'apprendimento non riduce l'importanza dell'insegnamento, anzi l'aumenta molto, perché richiede agli insegnanti una didattica più efficace e impegnativa a livello psicopedagogico, relazionale e comunicativo, oltre che epistemologico.
Insegnare ( segnare dentro nel cuore, nell'animo degli alunni, nutrirli... ) ad alunni con tipologie diverse di difficoltà è un aspetto del saper insegnare. E, mi piace sottolineare, siamo tutti diversamente abili.
Concludendo, quindi, questo preambolo, potremmo condividere con U. Margiotta che la qualità dell'insegnante è un atteggiamento che ingloba più aspetti.... "un insieme di qualità piuttosto che di elementi comportamentali misurabili disgiunti l'uno dall'altro, da acquisire in modo indipendente tra loro. È la loro combinazione, lungo queste dimensioni di qualità, a costituire il carattere distintivo del Docente Esperto".
Ciò di cui noi abbiamo bisogno sono delle buone prassi didattiche, di mezzi che, come diceva Maria Montessori, "possono rendersi adatti alle capacità di ciascuno".
Quindi occorre conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di organizzare la classe ... E conoscere i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli, modificarli, curvarli per "renderli adatti alle capacità di ciascuno".
I tool box degli insegnanti
Gli insegnanti e gli educatori hanno a disposizione una molteplicità di metodi didattici che vanno intesi un po' come gli attrezzi "tool box" del proprio repertorio professionale tra i quali scegliere. La varietà dei metodi di insegnamento viene spesso riportata a tentativi di classificazione, che forniscono un repertorio organizzato entro il quale operare le proprie scelte.
Le metodologie sono una risorsa intangibile ed in grande evoluzione, fortemente condizionata dalla relazione tra docente/studente/gruppo/contesto.
Distinguendo i due termini, una metodologia è un insieme di approcci filosofici adottati per stimolare l'apprendimento, un metodo è invece un modo specifico di implementare un'attività di apprendimento.
È semplice reperire e raccogliere un'ampia varietà di strategie didattiche, ma la questione chiave non è conoscerle, quanto sapere perché il docente/l'educatore andrà ad utilizzarne una anziché un'altra. Prendiamo in considerazione i criteri per selezionare una strategia appropriata:
Quali sono gli obiettivi della nostra pratica educativa?
Quali sono le nostre convinzioni sull'insegnamento e l'apprendimento?
Quali sono i reali bisogni dei nostri ragazzi in uno specifico ambiente formativo?
Ma in che rapporto sono strategie, metodi e tecniche?
- LE STRATEGIE riguardano l'orientamento complessivo che l'insegnante assume in quanto facilitatore dei processi di apprendimento. Le strategie sono essenzialmente due: strategia espositiva e strategia euristica. La differenza fondamentale riguarda la diversa focalizzazione che guida l'azione dell'insegnante nella scelta della strategia: privilegia il ricorso alla strategia espositiva quando il centro della sua attenzione è posto sugli aspetti contenutistici dell'insegnamento; privilegia la strategia di tipo euristico quando l'attenzione è invece centrata sui modi di apprendere dell'alunno. Il primo approccio si presta maggiormente alla trasmissione di contenuti, ma questo può avvenire anche in forma coinvolgente, non necessariamente di trasmissione passiva. La strategia di tipo euristico, al contrario, è più funzionale alla partecipazione degli alunni, al loro coinvolgimento. Il primo approccio garantisce maggiormente la sistematicità dell'insegnamento, il secondo prevede una maggior negoziazione con gli alunni, può essere meno sistematico ( e quindi può portare a trascurare qualche contenuto ), ma risulta significativo anche dal punto di vista cognitivo, perché impegna attivamente gli alunni.
- I METODI riguardano l'insieme di procedure che l'insegnante attiva nella realizzazione delle singole unità didattiche che ha progettato. I metodi di insegnamento sono molteplici, ma possiamo farli rientrare nell'una o nell'altra delle strategie che abbiamo richiamato, anche se si tratta pur sempre di una classificazione di massima, che non va interpretata con rigidità.
- LE TECNICHE riguardano gli aspetti specifici, finalizzati alla realizzazione di particolari momenti dell'azione didattica, richiesti dal progetto che si sta realizzando e collocati all'interno del metodo che si sta utilizzando. Le tecniche didattiche rappresentano l'aspetto più tattico dell'azione didattica, non sono esclusive di un metodo piuttosto che di un altro, e meno che mai di una strategia. Il role-play o simulazione di ruoli, il cooperative learning ( apprendimento cooperativo ), il peer-tutoring o tutoraggio tra pari, il mentoring una guida che aiuta il giovane nel passaggio alla vita adulta, il learning-by-doing o imparare facendo, l'experimental learning, ossia l'apprendimento esperenziale ( e.g. outdoor training ), le comunità di apprendimento, i corners, imparare usando gli "angoli", la webquest, attività di ricerca, analisi e risoluzione di problemi attraverso l'uso di internet, le tecniche ludiche come i giochi tra pari, sono alcune delle tecniche a disposizione degli insegnanti per incoraggiare i propri ragazzi e motivarli alla partecipazione.
Individuali, di gruppo, all'aperto, a distanza, creative, utilizzate per rispondere ai diversi stili di apprendimento sia dei giovani in formazione di base sia degli adulti, riportiamo un elenco, di massima, delle metodologie didattiche, rinnovate periodicamente anche sulla base delle novità in campo scientifico e pedagogico.
Questione di scelta
Nelle metodologie centrate sul docente, l'insegnante si assume la responsabilità dei contenuti, di ciò che è appreso, di come e di quando e se saranno appresi i contenuti. In queste metodologie, lo studente ha scarse opportunità di influenzare i contenuti o contribuire alla lezione. È soggetto passivo. È pertanto un metodo d'insegnamento diretto che offre agli studenti poche opportunità di influenzare i processi di apprendimento.
La maggior parte dei metodi di insegnamento, in riferimento alle metodologie centrate sullo studente, richiedono invece un impegno profondo all'insegnante e sono spesso erroneamente interpretati da alcuni come opzioni facili. Al contrario, viene richiesta sempre una preparazione molto intensa rispetto all'insegnamento tradizionale, ovvero al metodo centrato sull'insegnante che consente di essere a proprio agio e di avere il controllo assoluto sugli studenti e sulla responsabilità dei contenuti di cosa deve essere appreso, come e quando sarà appreso e se può essere appreso. Con una metodologia centrata sul discente, gli studenti iniziano invece ad essere consapevoli del proprio apprendimento e sono stimolati nello sperimentare e sviluppare una propria concezione di vita.
Metodo e Curricolo
Se il metodo può riguardare la didattica di un segmento di una disciplina, il curricolo presuppone un programma articolato che può includere anche più metodi. Esiste un'interdipendenza tra questi livelli: nella definizione di metodo devono essere indicate le tecniche, e nella stesura del curricolo è necessario specificare le metodologie, i metodi da utilizzare come riferimento nello svolgimento delle attività didattiche.
La scelta di una metodologia e i relativi metodi, sono decisioni che devono essere prese nel contesto più generale della pianificazione del corso nel quale vi è una interdipendenza tra ogni livello.
Circolarità della programmazione
Lo sviluppo di una metodologia comporta il riferimento a una o più tecniche, mentre la tecnica può essere utilizzata singolarmente senza fare riferimenti a specifici metodi. Se il metodo può riguardare la didattica di un segmento di una disciplina, il curricolo presuppone un programma articolato che può includere anche più metodi. Esiste, ribadiamo, un'interdipendenza tra questi livelli: nella definizione di metodo devono essere indicate le tecniche, e nella stesura del curricolo è necessario specificare le metodologie, i metodi da utilizzare come riferimento nello svolgimento delle attività didattiche. La progettazione è quindi un processo circolare a spirale, poiché nel caso i risultati non siano raggiunti, si deve ritornare all'inizio ridefinendo degli obiettivi consoni agli studenti considerati e rivedere tutto il processo.
ALCUNI CRITERI UTILI PER LA SCELTA DEI METODI DIDATTICI
- Devono essere adeguati all'età degli allievi
- Devono essere congruenti con gli obiettivi perseguiti
- Devono essere adeguati ai vari momenti della lezione didattica
- Devono suscitare le emozioni e le motivazioni degli allievi
- Devono contribuire ad integrare nuove conoscenze e competenze con quelle già possedute dagli allievi
- Devono favorire l'azione creativa ed interpretativa degli allievi
- Devono promuovere e stimolare competenze di tipo trasferibile
- Devono contribuire alla costruzione del senso di autostima degli allievi
- Devono essere usati dall'insegnante senza mai perdere di vista la centralità degli allievi e dei loro personali percorsi e ritmi di sviluppo e di apprendimento
- Devono essere padroneggiati dall'insegnante con estrema flessibilità
COMPONENTI DEL METODO
A) TIPO E QUALITÀ DELLA COMUNICAZIONE
( atteggiamento; gestualità; tipo di linguaggio; gestione della voce; relazione con gli allievi = incoraggiamento )
B) TIPO E QUALITÀ DELLA RELAZIONE CHE L'INSEGNANTE STIMOLA FRA GLI ALLIEVI
( = clima socio-emotivo congruente )
C) TIPO E QUALITÀ DI APPRENDIMENTO UTILIZZATO
( = situazioni di attività destrutturate, semistrutturate, strutturate )
D) SCELTA DEI CONTENUTI E DEGLI STRUMENTI
( = attività, esercizi, etc. )
E) SCELTA DEGLI OBIETTIVI TRASVERSALI
( abilità e capacità di carattere cognitivo o relazionale )
LA SCELTA DI UN METODO DIDATTICO SI PUÒ DEFINIRE IDONEA QUANDO ESSO È:
· congruente sul piano della relazione
· efficace sul piano della comunicazione
· adeguato sul piano dell'attività proposta
· usato dall'insegnante senza mai perdere di vista la centralità degli alunni e dei loro personali percorsi di sviluppo e di apprendimento
Il dubbio
Come abbiamo visto, le metodologie didattiche sono molteplici. Ci sarebbe da chiedersi se sono tutte valide o se, alcune volte, rispondano più a delle mode che ad un approccio scientifico. Ma tant'è. Una cosa è certa: sono come una moneta, presentano due facce, dei pro e dei contro.
È risaputo, poi, che non c'è apprendimento senza motivazione, ed oggi motivare gli alunni è cosa sempre più ardua. Ma allora viene da chiedersi: è sufficiente mettere a punto nuove tecniche di insegnamento per raggiungere l'agognato obiettivo di coinvolgere un/una ragazzo/a nel proprio processo formativo oppure bisognerebbe, anche e piuttosto, puntare l'attenzione su chi tali tecniche le deve mettere in atto in un'aula scolastica?
Si è sempre parlato di arte dell'insegnare.
Ogni insegnante è un facilitatore dell'apprendimento, ma è anche un mediatore culturale ed, in quanto tale, libero di scegliere uno o più metodologie didattiche, perché personalmente non credo esista un metodo unico ed infallibile.
Non esiste un metodo migliore di altri.
La conoscenza, l'utilizzo e l'interazione dei metodi sono alla base dell'insegnamento
Non bisognerà confondere i mezzi con i fini: se il fine è la cultura e non il nozionismo, inteso come mero apprendimento di informazioni, questa passa attraverso gli uomini che usano i mezzi.
Oggi viviamo in un mondo complesso e vorticoso, attraverso computer, internet, televisione, apprendiamo per immagini. L'insegnante, la scuola, attraverso le nuove tecnologie, devono offrire la giusta pista di elaborazione di queste informazioni. Non si parla, quindi, di nozionismo o di innovazione, ma semplicemente – e vi sembra poco? – di qualità dell'insegnamento.
In definitiva, le metodologie didattiche dovrebbero essere più conosciute e più apprezzate da docenti e alunni, ma non facciamo l'errore di credere che l'apprendimento sarebbe più interessante e che gli alunni sarebbero tutti preparati se nelle scuole, da domani, si usasse un metodo diverso dalla lezione frontale.
Il coinvolgimento e l'interesse dipendono dal professore, da quella figura indispensabile, ma spesso fallimentare, che ha il gravoso compito di "passare" la cultura ad altre menti perché, se non dipendesse da quell'uomo "seduto dietro la cattedra", potremmo tutti rintanarci dietro un pc e imparare tutto on-line o attraverso un corso per corrispondenza.
Non dimentichiamo che l'insegnante – il prof. - è colui che segna dentro, ben diverso dal docente, che impartisce le sue lezioni e potrebbe, e purtroppo questo accade, farlo asetticamente.
L'empatia insegnante-classe-alunno-disciplina è un processo a cascata che diventa un generatore di corrente per lo sviluppo futuro dei singoli finendo per creare quel clima di classe magico e quell'aureo rispetto che si ha nei confronti di un maestro di vita. L'insegnante è il testimone della cultura, è il testimone della coerenza, dello stile, è appunto colui che ti segna dentro di cui tu, sia il migliore della classe o il più deriso, il meno impegnato, sei obbligato a riconoscerne l'autorevolezza e l'indispensabilità. E, per certe realtà geografiche o sociali e per alcuni alunni diversamente abili, non bisogna dimenticare che per molti è ancora l'unica opportunità di apertura.
Mi si permetta di concludere con un paragone.
Ad ognuno di noi, credo, piace mangiare bene. Cosa spinge ognuno di noi a ritornare a mangiare in un determinato ristorante? Sicuramente il cibo appetitoso, ben cucinato. Il docente è un po' come il cuoco di un ristorante in cui ritornare se si è mangiato bene: è il cuoco che rende famoso il ristorante. È colui che sceglie gli ingredienti da cucinare con attenzione, poi li dosa con cura e li cucina con amore e competenza, li predispone con maestria sul piatto ed infine li fa servire in tavola ai commensali ( alunni... ). Ma non avevamo cominciato quest'articolo con le varie etimologie, fra cui quella della parola alumnus: nutrire, far crescere....?
Allora: buona cucina a tutti!
- L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile: prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione (Oscar Wilde )
- Ciò che il maestro fa è poca cosa, ciò che fa fare è tutto ( Dupanloup )
- Aiutami a fare da solo ( Montessori )
- Quidquid recìpitur admodum recipientis recìpitur ( Qualunque cosa venga recepita, al modo di chi la riceve viene recepita )
- Il cammino si farà camminando ( A. Machado )
- Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo
- "Faccio"= agisco, anche e soprattutto come attività e processi cognitivi ed espressivi ) ( con parola cannocchiale: agis-co-gito! )
- ...Ma il problema non è solo "che tagli fare" nei programmi, quanto anche e soprattutto "che taglio dare" all'insegnamento ( Jean Charles )
- Apprendimento: È come un attaccapanni: se non si trova il gancio a cui appendere il cappotto, questo cade a terra...( J.Bruner )
- Si dovrebbero insegnare i principi di strategia che permettano di affrontare i rischi, l'inatteso e l'incerto, e di modificarne l'evoluzione grazie alle informazioni acquisite nel corso dell'azione. Bisogna apprendere a navigare in un oceano d'incertezze attraverso arcipelaghi di certezza (E. Morin )
- Quelli che si innamorano di pratica senza scienza, sono come i nocchieri ch'entran in navilio senza timone o bussola, che mai han certezza dove si vada ( Leonardo da Vinci )
Bruegel il Vecchio (1525/1530-1569)L'asino a scuola
È inutile che l'asino vada a scuola; egli è un asino, non sarà mai un cavallo