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L'occhio, la mano, la mente

La nostra contemporaneità è caratterizzata soprattutto da un uso eccessivo dell’immagine, tanto che già da diversi anni si parla ormai di graphic pollution, una sorta di “inquinamento visivo”, di sovrapposizione “materica“ delle immagini, statiche e in movimento; oggi tutto questo si è trasferito anche al mondo degli “oggetti”.
Le immagini, dai supporti tradizionali, sono finite prima sugli oggetti e perfino dentro di essi, oggi possono anche essere prodotte artificialmente partendo da un testo, così come oggetti e architetture grazie all'intelligenza artificiale. Tutto ciò sta creando un senso di disorientamento; ci sentiamo “spaesati” in un mondo visuale e reale che stentiamo a riconoscere.
Questo inquinamento e disagio visivo, riguarda ogni elemento grafico creato dall’uomo, ma vale anche per gli oggetti che, per invasività o pessimo gusto, tendono a disturbare la vista o lo sguardo, di uno spazio domestico o architettonico. Gli oggetti, diventati ormai “merce visuale”, iniziano ad ad essere percepiti come “falsi”, “insinceri”, poiché il loro valore non è più legato all’uso o alle caratteristiche materiali che li caratterizzano, quanto sentiti solo come immagine di uno status sociale.
Questa distorsione della realtà  è un problema di natura estetica, di disturbo rispetto al "bello", ma riguarda anche la sfera morale e spirituale.manifesto che rappresenta caos visivo, realizzato con frammenti di diversi fumetti che pesano sulla figura umana

Ogni oggetto comunica infatti con diversi linguaggi, ogni supporto è portatore di comunicazione visuale o digitale. Ma purtroppo non tutte le immagini sono arte, comprese quelle prodotte artificialmente, e molte di queste, senza alcun tipo di regolamentazione, possono “offendere” più delle parole. 
In virtù di questo, le immagini e gli oggetti sono sempre più usati  per convincereoffenderepropagandare; sono uno strumento potente in grado di influenzare e formare le nostre opinioni. Gli studenti sono indifesi di fronte a tutto questo, proprio perché il sistema scolastico, rinuncia in partenza, sin dalle scuole primarie, a costruire un senso critico del visuale.
Nel nostro paese l’educazione visuale è da sempre relegata tra le discipline “leggère”, nulla a confronto con le materie "forti", quelle basate sul pensiero scritto e razionale; d’altra parte, tutto ciò che è caratterizzato dal “segno”, è stato sempre avvicinato alla predisposizione del singolo, all’emozione, al talento, come se non potesse esistere un percorso di apprendimento del visuale tale da consentire una crescita esperienziale dello studente, permettendogli di interpretare e poi produrre, con emozione, immagini corrette e una comunicazione efficace.

foto di condominio di città orientale tappezzato di grafica pubblicitariaRelegare per es. il disegno, ad un ambito riservato a pochi, a quelli più "portati", senza considerarlo invece un mezzo di conoscenzad’interpretazione e semplificazione della realtà, significa non fornire, a tutti e in egual misura, gli strumenti necessari alla propria crescita personale.

disegno prospoettico leonardo

Progettare, significa avere a disposizione questi strumenti, indispensabili per decifrare il mondo che ci circonda; la cultura visuale e la metodologia del progetto cambiano infatti insieme alla tecnologia, che in questi anni sta correndo velocissima.

rappresentazione grafica simbolica del cervello

Siamo convinti che la cultura visuale sia importante quanto quella letteraria o tecnica, soprattutto in questo momento storico, nel quale è difficile distinguere il "vero dal falso".  L’obiettivo principale è quello di condurre l’allievo ad acquisire, attraverso lo studio e l’esperienza diretta di opere e fenomeni, un’impostazione progettuale che tenga conto delle regole della comunicazione visuale e della loro continua evoluzione nella contemporaneità.
Quest’operazione è oggi ancor più difficile, con l'avvento dell'intelligenza artificiale, per la commistione dei linguaggi e delle discipline artistiche e comunicative, che si fondono ormai, in esperienze transmediali e che vanno oltre l'ipermediale.

 

"Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo".

loghi in bianco e nero su figura e fondo

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